mercoledì 16 marzo 2016

1ª Zampa di Akela 2016: uno dei nostri lupi tra i vincitori !!!

Ciak si gira !!!

Questo anno scaut inizia per i nostri lupi con una 1ª zampa di Akela all' insegna dell' espressione.

Si devono cimentare nella registrazione di un video in cui ognuno di loro presenterà una delle prove della capacità che devono conseguire ... si schiariscono la voce, sciolgono la lingua ed il gioco è fatto !!!

La capacità di espressione, la spigliatezza e la simpatia sono i 3 requisiti richiesti.

Ecco a voi il risultato !




Buona visione e....BUONA CACCIA !

lunedì 7 marzo 2016

Trail del Marganai – Impresa del Raid Karalis di Cagliari: c’eravamo anche noi !!!

Domusnovas (Carbonia-Iglesias)

È noto che le imprese raid, nella maggior parte dei casi, suscitano grandi cose nelle menti e nei cuori dei raider e delle persone coinvolte.

Una di queste è sicuramente stato il Trail del Marganai, organizzato dal Raid di Cagliari 1, il 6 marzo 2016.

Creare un’impresa raid richiede tantissimi sforzi e sacrifici che si trasformano in gioia e vittoria alla fine di tutto.

Partendo da questa semplice formula, si creano le basi adatte per la realizzazione di qualcosa di grande che probabilmente verrà ricordata nel tempo non solo tra gli scaut.

Per questo, gli ambiziosi raider cagliaritani hanno deciso di organizzare qualcosa di veramente grande, un qualcosa mai provato prima, un qualcosa che, sapevano già, li avrebbe impegnati per molto tempo.

Immaginate quanto possa essere impegnativo organizzare un evento sportivo a carattere nazionale coinvolgendo enti sportivi di notevole importanza.
E immaginate adesso quanto possa essere amplificato il senso di impegno quando sai di essere alle prime armi in ciò.

Ovviamente questo non ha demoralizzato i raider che, armati di spirito di volontà e voglia di fare, hanno iniziato i lavori circa 2 anni fa.

La cosa interessante e sicuramente molto intelligente, è stato coinvolgere anche altri Raid italiani, tra cui noi della sezione di Messina.

Avendo, qualche mese prima, deciso di creare un’impresa simile, quale migliore occasione per prendere spunto da ciò che hanno fatto loro ?!

E così inizia il nostro avventuroso viaggio, per la Sardegna.

Armati di voglia di imparare e gioia nel conoscere i nostri “colleghi” scaut, io (Francesco) e Cristina (entrambi raider di Messina) partiamo per la nostra prima destinazione: Cagliari, dove ci aspettavano altri raider cagliaritani che in un secondo momento ci avrebbero portato al luogo dell’evento.
Siamo stati accolti con grande entusiasmo e, tra una parola e l’altra, ci facciamo strada verso il luogo dove abbiamo caricato la spesa preliminare nelle auto da portare a Domusnovas, in provincia di Carbonia-Iglesias, il posto dove la competizione ha avuto inizio.

Siamo arrivati stanchi al posto, dopo quarantacinque minuti circa di macchina, ma nonostante ciò la stanchezza è passata in secondo piano appena abbiamo notato l’atmosfera di felicità e serenità scorta scendendo dall’auto.
Tutti si sono avvicinati per presentarsi e nella confusione generale siamo stati accompagnati in mensa, posta in una vecchia cartiera ormai in disuso ma concessa gentilmente agli organizzatori.
Entrati, abbiamo subito notato il Raid di Pomezia intento nella preparazione finale della cena che, vedendoci, ci ha fatto cenno di avvicinarci per prendere una porzione delle loro specialità; la cena ha sicuramente risvegliato i nostri animi stanchi e, rimanendo lì a scherzare e parlare, abbiamo preso confidenza con gli altri scaut catturati dalla loro simpatia.

L’allegria precedente ha cominciato a sfumare in quanto la stanchezza generale ha preso subito il sopravvento. Dunque tutti sono partiti per i loro letti augurandosi buona notte a vicenda.

La mattina seguente, dopo un’abbondante colazione, abbiamo fatto conoscenza di un nuovo raider, Marco Deina. Il raider, dopo essersi presentato, ci ha spiegato esattamente cosa avremmo dovuto fare e, desiderosi di mettere una nostra firma all’impresa, siamo partiti insieme per il lavoro.

Il nostro compito è stato quello di balissare (segnare con una bomboletta) il percorso di una passeggiata per famiglie.

Il percorso ci ha lasciati a bocca aperta. Panorama stupendo a cui si è aggiunto un ottimo tempo atmosferico che ha conferito al nostro lavoro un’ondata di allegria generale.
Abbiamo iniziato il percorso e tra una chiacchierata e l’altra abbiamo capito le difficoltà e le noie del tutto (sì, perché per creare qualcosa di questa portata ci sono pure tante noie).

È stato un lavoro molto divertente, creare un percorso quasi da zero fasciando alberi con nastri  e colorando sassi e tronchi d’albero, spaziando da panorama a panorama che quella fantastica terra ci ha offerto.
Dopo un’oretta dall’inizio siamo arrivati in cima ad un montagna da dove abbiamo potuto osservare in tutta la sua maestosità un’altra montagna di fronte che all’interno ospitava una grande grotta.

Siamo rimasti meravigliati da quella visione, tanto che ci siamo fermati per qualche minuto affascinati da quello che vedevamo.

Il tempo passava e il percorso si è fatto sempre più sterrato; con il sole sulle teste e il caldo che ci ha attanagliato, abbiamo tagliato molti dei cespugli che serravano il percorso per poi raggiungere l’ingresso di una grandissima grotta che abbiamo attraversato.

Una grotta dalle dimensioni immense, umida e buia che, nonostante ciò, ci ha offerto uno spettacolo che difficilmente può essere eguagliato.
L’abbiamo percorsa ammirando ogni angolo buio, ogni parete calcarea modellata dagli scoli d’acqua, ogni rumore che lì dentro veniva amplificato dalle mura.
Usciti dalla grotta ci siamo avviati verso il traguardo, cioè la cartiera da dove siamo partiti e, stanchi e affamati ma soddisfatti del lavoro, ci siamo seduti per degustare i piatti preparati dal Raid di Pomezia che era in nostra attesa quasi con trepidazione.

La stanchezza generale si è fatta sentire in tutti e, tra vino e storie molto buffe si sono fatte le cinque.

È iniziato quindi il lavoro di pulizia generale.

Arrivata la sera e quindi l’ora di cena, tutti ci siamo riuniti in sala mensa e, con lo stesso entusiasmo degli altri pasti si sono approfondite le conoscenze facendo saltare fuori storie fuori dall’ordinario che hanno fermentato la contentezza generale del gruppo ormai consolidatosi.

Dopo cena tutti quanti insieme, in apprensione per la giornata seguente, ma felici e strepitanti per essere arrivati fino a quel punto senza intoppi, abbiamo iniziato la nostra grande festa: canti, giochi e balli fino a notte tarda.

Una serata sicuramente ricca di divertimento che ha messo la giusta carica per il grande lavoro del giorno dopo a cui avremmo dovuto mostrare grande dedizione.

La mattina seguente, ci siamo tutti svegliati con grande ansia in corpo sicuri della riuscita dell’impresa ma attenti che tutto fosse organizzato al meglio; da qui è iniziato il vero lavoro.

Tutti ancora molto assonnati, vista la sveglia all’alba, siamo partiti per le nostre postazioni di lavoro; noi del Raid di Messina, insieme ad altri raider di Pomezia e Cagliari, abbiamo svolto il nostro servizio al terzo punto ristoro dalla partenza, un punto di fronte ad un tempio etrusco in un sito archeologico.

Al nostro arrivo, tutti ci siamo quasi emozionati vedendo il panorama, in quanto il punto dove avremmo dovuto disporci ci offriva uno squarcio stupendo di storia e natura.

Abbiamo montato il gazebo e riempito  i tavoli di cibo e bevande che sarebbero serviti agli atleti una volta passati da quel punto.













Dopo circa un’ora dal nostro montaggio ecco scorgersi il primo atleta che, stanco ma contento di essere il primo, ci ha chiesto da bere.
Accontentato getta via il bicchiere e riparte a correre verso la meta.

Dopo un po’ si sono visti arrivare gli altri atleti in gruppo.

Questi, a differenza del primo, erano armati di spirito d’avventura e non di competizione, infatti si sono fermati a parlare con noi dello staff raccontandoci delle loro gare passate e di quanto fosse bella quella che stavamo facendo in quel momento.
Felici e soddisfatti del servizio che stavamo offrendo ci mettiamo a guardare gli atleti che si allontanano verso il loro obiettivo.

Nei momenti vuoti di certo la noia non l’ha fatta da padrona; per tutto il tempo abbiamo intrattenuto e siamo stati intrattenuti dagli altri raider e nelle risate generali abbiamo visto altri corridori arrivare, la stessa prassi per tutti: stanchi, sporchi, bagnati dalla pioggia ma ancora temerari e convinti di quello che facevamo.













Gli ultimi atleti erano sicuramente quelli più in difficoltà, molti dei quali hanno sbagliato strada e alcuni si sono ritirati.

Nonostante ciò hanno riferito molte volte di essere super soddisfatti della riuscita della competizione.

Vedendo arrivare le scope (atleti professionisti chiudi gara) abbiamo comunicato alla base che dal nostro punto non sarebbe più passato nessuno e, guardandoci soddisfatti, abbiamo smontato il gazebo e trasportato il materiale in nostro possesso nelle auto che ci hanno poi trasportato al traguardo.

L’atmosfera alla cartiera è stata forse la più armoniosa delle situazioni viste durante tutta la durata dell’evento.

I familiari dei corridori hanno conferito al luogo un’atmosfera di vitalità immensa: familiari che incitavano, sostenevano, aiutavano, incoraggiavano tutti i partecipanti.

Arrivati tutti al traguardo si respirava aria di vittoria generale, felicità, armonia che ha assicurato agli organizzatori la tranquillità e la sicurezza d’aver completato un evento di dimensioni gigantesche.












Col passare delle ore la cartiera si è svuotata e al posto sono rimasti solo gli scaut il cui compito era ormai quello di pulire e sistemare tutto.

Abbiamo iniziato subito ancora provati dalla riuscita dell’impresa e, scherzando e giocando, abbiamo anche discusso di cosa è andato bene e cosa poteva essere fatto meglio.
Arrivati quasi all’ora di cena, abbiamo aiutato il  Raid di Pomezia nella preparazione della cena e affaticati dalla giornata non ci siamo trattenuti fino a tardi,  tutti con un unico obiettivo: il proprio sacco a pelo.

La mattina seguente si respirava tristezza nell’aria, il motivo di ciò è stato appunto la fine.

Avendo instaurato un rapporto di amicizia, anche se solo per tre giorni, il pensiero di separarsi e non vedersi per chissà quanto tempo ha attraversato tutti.

I primi a partire sono stati i Raider di Milano, che salutando tutti molto commossi, si sono allontanati alla volta dell’aeroporto.

Dopo la loro partenza abbiamo iniziato gli ultimi lavori di pulizia che abbiamo protratto fino alla nostra partenza.

Arrivano le 15.00, ora della nostra partenza, abbiamo abbracciato con grande tristezza i nostri nuovi amici, che facendoci cenno con le mani ci  hanno salutano mentre ci allontanavamo in macchina.

Siamo arrivati in aeroporto e una volta saliti in aereo e decollati, guardando fuori abbiamo ripercorso con le nostre menti i tre giorni passati in compagnia di tutti quei meravigliosi scaut che hanno dato ad un’impresa impegnativa quel tocco di appagamento che è servito a far sentire meno la fatica del grande lavoro fatto.

BUONA CACCIA !!!

Francesco Minardi